1° Congresso – 1979 – Storia e Messaggio in Gioacchino da Fiore
2° Congresso – 1984 – L’età dello spirito e la fine dei tempi in Gioacchino da Fiore e nel gioachimismo medievale
3° Congresso – 1989 – Il profetismo gioachimita tra ‘400 e ‘500
4° Congresso – 1994 – Storia e figure dell’Apocalisse fra ‘500 e ‘600
5°Congresso – 1999 – Gioacchino da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocenzo III
6° Congresso -2004 – Gioacchino da Fiore nella cultura contemporanea
7° Congresso – 2009 – Pensare per figure. Diagrammi e simboli in Gioacchino da Fiore
8°Congresso – 2014 – “Ioachim posuit verba ista» – Gli pseudoepigrafi di Gioacchino da Fiore dei secoli XIII e XIV
9°Congresso – 2019 – Ordine e disordini in Gioacchino da Fiore
10°Congresso – 2024 – Gioacchino da Fiore e la Bibbia
I Congressi internazionali di studi gioachimiti hanno consentito il riconoscimento ed il discernimento dell’immensa e continua posterità culturale dell’Abate di Fiore.
Una delle questioni interpretative divenuta strategica nello sviluppo degli studi gioachimiti, promossi dal Centro, è proprio la distinzione tra l’autentico messaggio di Gioacchino e le metamorfosi che esso ha subito negli usi e negli abusi che ne sono stati fatti da parte di quanti si sono a lui riferiti.
I primi due congressi (Storia e Messaggio in Gioacchino da Fiore del 1979 e L’età dello spirito e la fine dei tempi in Gioacchino da Fiore e nel gioachimismo medievale del 1984) sono stati incentrati sulla figura di Gioacchino teologo della storia, esegeta biblico e riformatore monastico e hanno tentato di risalire all’unica sorgente di derivazione di queste tre principali componenti del suo pensiero, individuandola sempre più chiaramente nella sua teologia trinitaria. Gioacchino accese fra i monti della Sila una fiamma che arde, la forza della speranza in una umanità che deve essere sempre più “umana e divina”, per essere degna degli uomini nuovi, dei “viri spirituales”.
Il terzo congresso ed il quarto (Il profetismo gioachimita tra ‘400 e ‘500 del 1989 e Storia e figure dell’Apocalisse fra ‘500 e ‘600 del 1994) sono stati dedicati ad indagare il variegato fenomeno del gioachimismo europeo dal ‘400 al ‘600. In quei secoli, nel vivo della crisi della società europea e della sua unità religiosa, un’ondata di profezie sembra rispondere al diffuso desiderio di interpretare e prevedere il futuro. Nel moltiplicarsi delle profezie, è frequente il richiamo alle opere di Gioacchino ed ampia è la diffusione di scritti pseudo-gioachimiti.
Il 5°Congresso (Gioacchino da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocenzo III del 1999) ha esaminato il profondo collegamento tra le vicende biografiche di Gioacchino ed il suo pensiero teologico, non disgiunte, cioè, da un personale coinvolgimento negli avvenimenti della politica ecclesiastica nella propria epoca: la lotta per la libertas ecclesiae, i rapporti con l’impero germanico, il ruolo di monaci e laici nella riforma della Chiesa.
Il 6° Congresso (Gioacchino da Fiore nella cultura contemporanea del 2004) ha proseguito lo scandaglio dell’eredità gioachimita nell’Europa dei secoli XIX e XX. Da Lessing in poi, infatti, la cultura europea ha guardato con crescente attenzione all’eredità dottrinale di Gioacchino da Fiore, riconoscendo in lui una cifra emblematica della propria coscienza storica. Figura e opera sono state a volte inserite entro prospettive storicamente falsate e lungo genealogie suggestive quanto immaginarie. Lo si è via via considerato il lontano banditore della storicità della Rivelazione e del progresso della conoscenza; l’esile rappresentante di un cristianesimo non conformista, lontano dall’ecclesiasticismo organizzato, l’inquietante profeta di imminenti attese apocalittiche e utopie rivoluzionarie.
Il 7° (Pensare per figure. Diagrammi e simboli in Gioacchino da Fiore del 2009) ha analizzato il pensiero diagrammatico-simbolico di Gioacchino da Fiore, la sua teologia figurativa. Gli alberi e le figure di Gioacchino da Fiore sono simboli, immagini e tracciati che aprono la strada verso la storia della salvezza: una chiave fondamentale per comprendere in profondità il suo pensiero. Si tratta di diagrammi elaborati in tempi diversi, composti da disegni e parole scritte, con un significato preciso attribuito alle figure come pure ai colori, alle posizioni e alle contrapposizioni, ai nessi che integrano disegno e testo scritto.
L’8° Congresso, (Ioachim posuit verba ista» -Gli pseudoepigrafi di Gioacchino da Fiore dei secoli XIII e XIV), celebrato nel 2014, è stato fortemente mirato e tematizzato. Gli intensi lavori congressuali hanno consentito di raccogliere e di mettere a confronto una straordinaria messe di ricognizioni storiche, di reperimento e di critica delle fonti, di frequentazioni dei testi e di registrazioni filologiche. Gioacchino annunciava un’età nuova in cui ingiustizie e divisioni sarebbero finite per sempre: e un’età nuova per l’Europa venne veramente dopo la sua morte. Iniziò infatti un periodo tormentato, di aspri conflitti e di ristrutturazioni politiche, che portò alla fine della dinastia sveva e ad una trasformazione generale della società europea. In questa fase un ruolo decisivo fu svolto dai movimenti che a Gioacchino si richiamavano, prima i Florensi e poi i Francescani, divisi tra Spirituali e Conventuali. Il messaggio di Gioacchino si diffuse anche al di fuori dei circoli religiosi, con rielaborazioni e alterazioni consistenti del pensiero dell’abate. Gli scritti pseudo epigrafici, quelli cioè che esplicitamente vennero fatti passare sotto il nome di Gioacchino da Fiore e ritenuti per secoli autentici (Super Hieremiam, Super Esaiam, Praemissiones, De oneribus prophetarum, Expositio abbatis Ioachimi super Sibillis et Merlino, De regno Siculo, In die illa elevatibur draco, Super decem plaga), attraggono la curiosità dal punto di vista storico. Per tanti secoli lo Pseudo Gioacchino ha esercitato una influenza superiore al “vero” Gioacchino. La ricerca storico-critica sull’abate iniziata nel Novecento ha consentito al “vero” Gioacchino di diventare un interlocutore della teologia contemporanea: è solo nel Gioacchino autentico- ha concluso nella sua relazione il prof McGinn- che si può ancora ritrovare una sapienza teologica in grado di essere un contributo al nostro nuovo millennio.
Il 9° Congresso (Ordine e disordini in Gioacchino da Fiore) è stato celebrato dal 19 al 21 settembre 2019. «Ordine» e «disordini» si trovano negli scritti di Gioacchino in molte declinazioni: da quelle dell’organizzazione esplicita del pensiero teologico, nella sua organizzazione e nei suoi temi, al problema della sua comunicazione, nello scritto e nei diagrammi, all’organizzazione concreta o ideale delle forme di vita religiosa immaginata da Gioacchino, fino alle sue proiezioni sulla società, nella chiesa militante e nell’escatologia.
Il 10° Congresso, “Gioacchino da Fiore e la Bibbia”, si terrà nell’ Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore dal 19 al 21 settembre 2024.
Il Decimo Congresso Internazionale di Studi Gioachimiti affronta una questione centrale per la conoscenza di Gioacchino da Fiore. Pensatore fra i più originali di tutto l’Occidente, l’abate calabrese si caratterizza per lo sforzo di trovare una chiave che permetta di comprendere e chiarire il senso e la direzione della storia, intesa come “luogo” del progressivo manifestarsi del disegno divino. Lo sguardo dell’abate calabrese si distende dal passato al futuro. Prima e dopo essere celebrato da Dante come “di spirito profetico dotato”, molti lo hanno considerato profeta, consultato e ascoltato come tale già da papi e sovrani del suo tempo. In verità, secondo la testimonianza di un contemporaneo che lo conobbe personalmente, l’abate Gioacchino rivendicava piuttosto lo “spirito di intelligenza”, inteso come capacità di comprendere a fondo la Scrittura e decifrarne i misteri. In essa riteneva di trovare la spiegazione dei conflitti presenti e le ragioni per confidare in un futuro migliore. I racconti biblici sono intesi da Gioacchino come precisa e puntuale prefigurazione di quanto è avvenuto e ancora deve avvenire nel corso del tempo. Letta alla luce della Bibbia e nel suo specchio anticipatore, la storia realizza ed invera il significato più profondo di quei racconti.
Gioacchino da Fiore è l’ultimo campione di una teologia che vive e si alimenta attraverso il confronto personale e diretto con le Scritture, lette in chiave simbolica e attraverso il ricorso a procedimenti esegetici complicati e molteplici. L’abate è sul crinale tra due mondi: il suo è il mondo delle abbazie, dei monaci e della teologia simbolica; ma già avanza e preme il mondo delle scuole, dei nuovi Ordini religiosi e delle Summe, opere organizzate secondo il nuovo metodo “scientifico” e i cui contenuti sono tematicamente imposti dal confronto con le opere aristoteliche.
I precedenti Congressi sono stati dedicati alla sua figura, all’impresa monastica, alle opere autentiche e pseudoepigrafiche e al lascito profetico e apocalittico, imperniato sull’attesa del tempo dello Spirito e variamente ravvivato fino all’Età contemporanea. Il Decimo Congresso, il cui programma e la cui organizzazione scientifica si devono a Marco Rainini e Dominique Poirel, affronta in prospettiva storica e filologica, teologica ed esegetica le questioni fondamentali relative a Gioacchino interprete del “grande codice” biblico, da cui tutta la sua visione trae ispirazione e vigore. Di quale versione della Bibbia disponeva? Quali i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento cui rivolse maggiore attenzione? Quale il suo metodo interpretativo, quali le predilezioni e gli accenti originali rispetto a scuole e orientamenti precedenti e contemporanei? Questioni di cui tratteranno una ventina di studiosi notoriamente qualificati nel vasto e fiorente campo degli studi internazionali sulla Bibbia nel Medioevo.